ROMINA MARCECA
SONO arrivate a Palermo negli ultimi tre mesi, rivoluzionando la piazza del sesso a pagamento. Sono le ragazze spagnole, giovanissime e sbarcate in città all’ apice della crisi economica che ha travolto il loro Paese. Hanno conquistato giorno dopo giorno piazza Giulio Cesare, proprio davanti alla Stazione centrale, e hanno affascinato i clienti incuriositi da questa novità sulle strade. È così che cambia la mappa della prostituzione. « Yo soy qui da pochissimo e mi dicono muy bonita, bella. Insomma boniti affari», spiega nel suo italiano misto alla spagnolo Angela, un’ affascinante bruna di 23 anni, mentre invita con i suoi sguardi ammalianti gli automobilisti di passaggio alla stazione centrale. Alle undici di sera è già al suo secondo clientee quando una Smart le si avvicina per patteggiare il prezzo, lei convince il cliente a seguirla in un alberghetto di una stradina poco vicina. Mezz’ ora dopo ritorna al suo posto, ridà vigore alle labbra col suo rossetto rosso e ricomincia a schiacciare l’ occhio agli uomini al volante. Come in un Risiko, anche le donne cinesi hanno piantato la loro bandierina sulle vie del sesso. Alle strade hanno scelto alcuni appartamentini in via Lincoln, la strada in cui i loro connazionali hanno instaurato negli anni la China town palermitana, ma hanno messo su anche falsi centri massaggi. Uno degli ultimi è stato scoperto in via Siracusa, mentre in via Antonio Veneziano è stata scoperta una maman con le sue ragazze. Nell’ ultima operazione, nella casa di appuntamenti di via Lincoln, la polizia trovò un cliente che candidamente ammise: «Queste donne sono coinvolgenti, i loro massaggi prima del rapporto sono l’ arma vincente. Lo ammetto, mi fanno girare la testa». Ma il mercato delle lucciole non si ferma solo alle spagnolee alle cinesi, le vere novità di questi ultimi anni. Le rumene sono al terzo posto di una classifica che si basa esclusivamente sui guadagni. Le ragazze dell’ Est sono tra le più gettonate agli angoli delle strade. Si sono divise in tre gruppi. Uno, il più corposo, è al Foro Italico, l’ altro alla stazione centrale, mentre le altre “colleghe” hanno conquistato negli anni i marciapiedi di via Crispi, a ridosso del porto. «Veniamo da vite di grandi sacrifici e i nostri soldi li dobbiamo mandare alla famiglia», dice Alexia, 25 anni, che si vende alla Stazione centrale. Ma il suo sfogo viene interrotto dallo sgommare di una vecchia Austin bianca. Al volante non c’ è certo un cliente e il suo arrivo è il segno che quell’ uomo non userà maniere gentili nei confronti di chi disturba il lavoro delle ragazze. Nella mappa della prostituzione le italiane hanno abbandonato i marciapiedi per le case di appuntamento nella zona dell’ Università, dove molte squillo sono anche studentesse in cerca di guadagni per pagarsi gli studi. Hanno mantenuto il loro “posto”, invece, le nigeriane in Favorita e le nordafricane tra il Foro Italico e via Crispi. Una vera e propria battaglia per la sopravvivenza, invece, siè innescata sulle strade dei trans. In via Lincoln gli italiani sono riusciti a scalzare i trans stranieri. «La strada è nostra, loro adesso se ne stanno negli appartamenti», racconta con una punta d’ orgoglio Carlotta, 27 anni, di Geraci Siculo, da 9 sul marciapiede di fronte all’ orto botanico. «Io in strada ci sono scesa – racconta Carlotta – per pagarmi le operazioni. Ho speso seimila euro per il viso, tre per il naso, due per il seno». Carlotta, che è diplomata all’ istituto agrario dichiara un guadagno di 200 euro in poche ore e dice con sicurezza: «Non abbasso le tariffe per nessun motivo. Io sono bellissima e meno di 50 euro non faccio». È di altro avviso Lucilla, il trans di 35 anni che da anni batte i marciapiedi di via Isidoro La Lumia con altre poche compagne che si dividono le vie Nicolò Gallo e Torrearsa. Anche qui non mancano le liti per la conquista del territorio, ma Lucilla e le altre tengono duro. «La crisi si fa sentire anche nel nostro settore – racconta Lucilla – e ho deciso di fare il doppio lavoro». Lucilla non rinuncia ai suoi stivali rossi, che ha acquistato a 10 euro in un negozio di periferia. Però ammette che da qualche tempo è costretta a tirare la cinghia. E così, dopo che per dieci anni ha fatto affari d’ oro con la prostituzione, adesso è una apprezzata colf della Palermo-bene