La tratta in Italia

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In Italia, secondo il Ministero dell’Interno, la tratta di persone costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e di droga.

La normativa italiana per il contrasto alla tratta di esseri umani si basa essenzialmente sulla  legge n. 228 dell’11 agosto 2003, intitolata “Misure contro la tratta di persone”e sull’articolo 18 del decreto legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione).

La protezione prevista si articola in due momenti principali: la prima accoglienza e il periodo di riflessione e la protezione sociale vera e propria, diretta all’inclusione socio-lavorativa della persona nel territorio nazionale o, dove possibile, nel Paese d’origine. Il primo di questi due momenti è disciplinato dall’art. 13 dellaLegge_228-2003, il quale prevede l’istituzione di uno speciale programma di assistenza per le vittime di tratta e sfruttamento, garantendo in via transitoria adeguate condizioni di alloggio, vitto, assistenza sanitaria e psicologica.

La vera e propria protezione delle vittime è invece connessa al rilascio di un particolare permesso di soggiorno, previsto dall’art. 18 del d.lgs_286-98, che rappresenta un modello avanzato in materia in quanto non è vincolato alla collaborazione della vittima nel procedimento penale contro i trafficanti o gli sfruttatori.

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In generale, il sistema italiano si conforma e si fa promotore dei principi guida riconosciuti a livello internazionale, tra cui in primo luogo il principio dell’autonomia della vittima, che attraverso un programma di assistenza e di sviluppo individualizzato è portata all’autonomia, il principio dell’integrazione, che riguarda tanto i soggetti con origini e finalità diverse, tanto le stesse politiche adottate; e infine il principio di sussidiarietà, in base al quale la dimensione territoriale rappresenta il punto di riferimento su cui strutturare l’intervento rivolto alle vittime.

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