Il Gazzettino

CONEGLIANO – Ragazze pagate a percentuale o ingaggiate per le serate dentro il night club.
Pagamenti con ricariche postepay e millantate conoscenze di persone pericolose del sud Italia.
Dall’ordinanza firmata dal gip Giocchino Termini emerge un quadro chiaro di come i sei arrestati
con l’accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione gestissero il Club Lucky di via
Einaudi a Parè. Il giorno dopo l’esecuzione dell’ordinanza che ha portato dietro le sbarre i tre
fratelli di Reggio Calabria, Carmelo, Vincenzo e Carlo Verduci, di 38, 35 e 25 anni e il cugino
Fortunato Manganaro, 22enne, il marenese Emanuele Gavasso 41enne e il padovano Vito Marigo,
di Galzignano Terme, 53 anni, emergono nuovi particolari sull’operazione “Dea Bendata”. Durante
il blitz i carabinieri del nucleo operativo radiomobile, guidati dal tenente Alessandro Volpini, sono
stati recuperati anche due etti di cocaina: non è escluso che proprio lo stupefacente venisse
consumato nel locale e fornito proprio ai clienti. Un club che funzionava senza interruzioni: Irina,
Melissa e Anna, (nomi d’arte delle intrattenitrici con cui veniva annotata la contabilità) quella sera
avrebbero avuto decine di rapporti sessuali ciascuna. Secondo quanto ricostruito il giro d’affari
era così ben avviato da permettere al gruppetto di racimolare fino tremila euro per notte. Soldi che
spesso la gang gettava dentro i videopoker nell’avida speranza di aumentare ulteriormente i profitti.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Gavasso, titolare del locale, cedeva buona parte dei
profitti ai fratelli Verduci che avevano il compito di mantenere il controllo del locale e tenere alla
larga chi volesse inserirsi nel redditizio business. In due occasioni la gang aveva usato la forza bruta
per riportare l’ordine nel locale arrivando a ferire con un coltello un avventore.

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