Roma – Tradita, rapita e venduta a 16 anni fa arrestare gli sfruttatori albanesi

Corriere della Sera

Rinaldo Frignani

 

Vittime del clan 18 romene costrette a prostituirsi sulla Colombo e sulla Salaria. Nel clan un autista 70enne

 

ROMA – «Ieri notte la mia macchina ha funzionato bene». «La mia no, era rotta». A parlare al telefono senza sapere di essere intercettati non erano appassionati di motori ma sfruttatori di prostitute e le macchine erano in realtà ragazze trasformate in schiave del sesso a pagamento. Diciotto giovani romene che ogni settimana dovevano versare 300 euro ai protettori e altrettanti a un egiziano – gestore di una discoteca a Centocelle teatro nel 2009 di un omicidio – che le aveva assunte come bariste o collaboratrici per far ottenere loro documenti d’identità italiani. Un escamotage per sfuggire ai controlli anti prostituzione delle forze dell’ordine.

RAPITA E VENDUTA – È quello che i carabinieri della compagnia Eur hanno scoperto a Roma al termine dell’operazione Kolombo che ha portato all’arresto di sette persone mentre altre quattro sono attualmente ricercate. Si tratta del ritorno in grande stile nel mercato della prostituzione di un clan albanese dopo anni di dominio di bande romene. In questo caso il giro di ragazze è stato svelato dalla denuncia di una giovane romena che ha fermato una pattuglia di carabinieri in piazza dei Navigatori raccontando la sua storia e chiedendo aiuto. Nel 2012, quando aveva sedici anni, era stata tradita da un’amica che l’aveva fatta rapire da un nomade il quale, a sua volta, l’aveva poi venduta per 2mila euro a uno degli albanesi. Al suo arrivo a Roma la minorenne era stata segregata in un appartamento e costretta a prostituirsi insieme con altre ragazze sulla Cristoforo Colombo e sulla Salaria.

L’AUTISTA 70ENNE – Chi si ribellava veniva minacciata di morte, a volte con le pistole, e gli avvertimenti piuttosto espliciti venivano estesi anche ai familiari in Romania. Per i documenti – regolari ma rilasciati su false dichiarazioni – le ragazze pagavano 6mila euro che poi dovevano restituire alla banda. In pratica restavano per sempre prigioniere del clan. Fra gli arrestati anche un romano di 70 anni: un ex cliente al servizio degli albanesi che aveva il compito di accompagnare le giovani sulla strada, di tornare a prenderle, rifocillarle sul posto di lavoro con cibo e acqua. In cambio il pensionato chiedeva il soldi per la benzina («10 euro») e una prestazione sessuale gratuita.

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