Corriere della Sera

G.B.

Il cinema, assieme ad altri 5 in tutta Italia, veniva utilizzato «per prestazioni sessuali a pagamento» fra persone di sesso maschile e trans, anche minorenni

MESTRE – Cinema Piave sotto sequestro, l’ultimo baluardo dei film a luci rosse in città chiude i battenti per un’inchiesta sulla prostituzione maschile. Mercoledì la polizia municipale si è presentata in via Premuda, una laterale di via Piave, per apporre i sigilli. Tutto nasce da indagini dei vigili milanesi che di recente hanno coinvolto la polizia locale veneziane proprio per intervenire al cinema mestrino. Chi sia coinvolto nell’inchiesta meneghina e quanti siano i locali sequestrati (pare che siano diversi in tutta Italia) non è ancora chiaro a Venezia, quello che è certo è che tutto è partito da indagini sullo sfruttamento della prostituzione maschile.

L’operazione ha coinvolto sei cinema, sparsi in varie zone d’Italia. Sequestrati perché all’interno si svolgevano «prestazioni sessuali a pagamento offerte da persone di sesso maschile (omosessuali, transessuali)» e «anche minorenni» a «uomini ivi presenti». Su ordine del gip di Milano Annamaria Zamagni e su richiesta del pm Ester Nocera, a seguito delle indagine della polizia locale di Milano, sono stati messi i sigilli a 3 cinema milanesi, 1 di Mestre, 1 di Genova e 1 di Catania. Tre persone sono state arrestate.

Gli indagati sono 20 in totale, e hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. Secondo l’accusa «utilizzavano le sale cinematografiche con il solo scopo di permettere che all’interno si svolgessero prestazioni sessuali a pagamento offerte da persone di sesso maschile (omosessuali, transessuali, ragazzi di giovane età anche minorenni) a uomini ivi presenti». Clienti che, si legge ancora nell’imputazione, «con il pretesto della visione cinematografica, potevano usufruire di tali prestazioni pagando il solo biglietto per la visione del film e permanere ininterrottamente nella sala».

I gestori dei cinema, scrive ancora il pm Ester Nocera, si garantivano così «il guadagno non in ragione della visione del film, peraltro spezzoni di film senza alcuna trama oppure ripetuti senza soluzione di continuità, ma della frequentazione di uomini dediti alla prostituzione e uomini in cerca di tali prestazioni». Tre dei 20 indagati, a seguito delle indagini condotte dalla Polizia Locale di Milano, sono anche finiti in carcere: si tratta di Giuseppe Santo Lanzafame e di Salvatore Di Liberto, in sostanza i gestori dei cinema, e di Salvatore Germanà, che aveva il «ruolo di gestire il personale dipendente». Gli altri indagati sono dipendenti delle sale, cassieri e addetti alla sicurezza. Al centro dell’inchiesta ci sono i reati di favoreggiamento della prostituzione anche minorile e di associazione per delinquere. A Milano sono stati sequestrati i cinema Ambra, Garden e Sempione, a Mestre il Piave, a Genova il Centrale e a Catania il Sarah.

 

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