IL RESTO DEL CARLINO

Tre ragazze scappate dalla casa degli orrori. Vivevano sequestrate da un anno nell’alcova-lager di Torre Pedrera

Rimini, – segregate, pestate e violentate per costringerle a prostituirsi. L’aver creduto alla promessa di un lavoro da cameriera in Italia, è costata cara a tre ragazze bulgare tenute prigioniere per un anno da una coppia di aguzzini a Torre Pedrera. Solo qualche giorno fa due di loro sono riuscite a scappare, grazie all’aiuto di un cliente. Una volta al sicuro, una ha chiamato la Polizia denunciando la ‘casa degli orrori’. La Squadra mobile ha fatto irruzione in via Largo Margherita, riuscendo ad arrestare solo la fidanzata dell’aguzzino. Lui, il più feroce dei due, è invece riuscito a scappare, ma la terza ragazza è stata liberata.

L’aveva conosciuto su Facebook. Un bulgaro che offriva posti da cameriera in Italia. Lei, con un figlio di 14 anni da mantenere, separata e nessun lavoro, aveva deciso di accettare. Così l’aveva contattato e si erano incontrati nel bar del suo paese. Niente, ha detto, le aveva fatto sospettare la vera natura di quell’uomo, e soprattutto le reali intenzioni nei suoi confronti. Lì non aveva prospettive, meglio servire ai tavoli in Italia aveva pensato, e aveva accettato di partire con lui, dopo avere affidato il figlio ai suoi genitori.

Avevano fatto il viaggio insieme, fino ad arrivare in un residence di Viserbella. Lì c’era un’altra ragazza, che si era rivelata essere la fidanzata dell’uomo. Ed era stato in quel momento che si era tolto la maschera del connazionale gentile, per svelare il volto dell’aguzzino. «Devi prostituirti», le aveva detto senza mezzi termini. Quando lei si era rifiutata, si era sentita rispondere che o l’avrebbe fatto o avrebbe ucciso suo figlio. Sapeva dove abitavano, e per lui era un gioco da ragazzi. Non ci aveva creduto, aveva resistito ancora, e a quel punto era arrivato il peggio. L’aveva pestata, frustata e poi, quando era ormai mezza stordita, l’aveva violentata. Una violenza che si era ripetuta fino a quando non si era arresa.

Ma lei  non era l’unica schiava. Quando si erano trasferiti in un appartamento di Torre Pedrera, aveva scoperto che altre due giovani bulgare erano nella sua stessa situazione. Tenute prigioniere e fatte uscire solo per raccattare clienti che poi portavano nella casa dove consumavano le prestazioni. Lui non le mollava mai, con l’aiuto della ‘fidanzata’, una 27enne innamorata che per lui batteva gratis il marciapiede. Guadagnavano fino a 800 euro per notte, ma ogni euro lo versavano al ‘padrone’, che dava loro soltanto i soldi per mangiare. Un anno di tormenti, umiliazioni e botte. Fino a qualche sera fa, quando la coppia si allontana da casa per poco tempo, mentre due di loro sono in strada a cercare clienti. Ne fermano uno e lo pregano di portarle fino a Ravenna. Sono finalmente libere.

 

 

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