Priorità sbagliate, obiettivi troppo ambiziosi, difficoltà a durare nel tempo. Sono i principali errori compiuti
dall’Unione europea nel corso di sette anni (2009-2015) di lotta alla tratta di esseri umani in Asia
meridionale e sudorientale. Sette anni in cui Bruxelles ha speso in progetti di cooperazione internazionale in
quella regione oltre 31 milioni di euro. Lo scrive nella relazione speciale n. 9/2017 pubblicata a fine giugno,
“Il sostegno dell’UE alla lotta contro la tratta di esseri umani in Asia meridionale/sudorientale” , la Corte dei
conti europea, organismo incaricato di verificare come l’Ue ha utilizzato i soldi dei contribuenti per
combattere la tratta di uomini e donne nel continente asiatico.
In particolare, la principale lacuna strategica a livello europeo è quella di non aver previsto alcun partenariato
tra l’Ue e i paesi d’origine delle vittime di tratta. Il rischio, quindi, è che l’Europa costruisca una sua agenda
per il contrasto a questo crimine senza che ci sia un percorso condiviso con gli Stati di provenienza delle
vittime. Leggi…
Gli esempi di Filippine, Bangladesh e India
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