DON CIOTTI: SE NON C’È DIGNITÀ, IL LAVORO È SCHIAVITÙ

Famiglia Cristina

La riflessione del presidente di Libera a seguito degli incidenti in cui hanno perso la vita in due giorni 16 braccianti agricoli in Puglia.

«Dodici persone morte, tre ferite. Sabato scorso, quattro persone morte, quattro feriteTutti migranti  impegnati in Puglia nel lavoro dei campi». Comincia così la riflessione diffusa sul sito di Libera da don Luigi Ciotti presidente di Libera e del Gruppo Abele, a seguito dell’ultima tragedia del lavoro nel foggiano, dove il 6 agosto, dodici braccianti agricoli hanno perso la vita nell’incidente causato dal furgoncino che, stipati, li portava al lavoro.  Foggia, non a caso,  il 21 marzo scorso era stata scelta da Libera come sede della marcia annuale in ricordo delle vittime di mafia.

«Non possiamo parlare – scrive don Ciotti – di fatalità. Incidenti di questo genere si ripetono da tempo, da anni, dall’epoca in cui a lavorare nei campi erano soprattutto nostri connazionali. Abbiamo oggi una buona legge sul caporalato, che però deve essere messa in condizione di funzionare (su cui si fa il punto sul numero 32 di Famiglia Cristiana ndr., in edicola dal 9 agosto ndr.) Ma c’è a monte una questione più generale che riguarda il lavoro. Questo sistema sembra aver dimenticato che il lavoro è la base della dignità della persona, e che questa dignità si garantisce con i diritti, con la sicurezza, con la giusta retribuzione. Altrimenti abbiamo lo sfruttamento se non la schiavitù.

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