L’eurodeputata interviene dopo l’approvazione della legge sul fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori stranieri stagionali
di CÈCILE KYENGE *
BRUXELLES – Caro direttore,
ci sono ancora donne sfruttate nei campi di giorno e violentate di notte, lavoratori pagati 2,5 euro all’ora per dodici ore di lavoro, veri ghetti in tutta Italia in cui si trovano stipati migliaia di nuovi schiavi, braccianti, italiani e stranieri, vittime di quella pratica criminale che porta il nome di caporalato. Migliaia di lavoratori resi invisibili, derubati di ogni cosa, a partire dalla loro dignità umana. Un orrore di oggi, nell’Italia del 2016, non degno di un paese civile. Un orrore al quale mettere fine e lo scorso 19 ottobre sarà un giorno da ricordare nella storia di questa buona battaglia. E’ stato il giorno in cui è stata approvata la nuova legge contro il caporalato. Una legge severa, giusta, che punisce gli schiavisti, tutti, i caporali come gli imprenditori che se ne servono: punisce con il carcere non solo il “caporale”, cioè il mediatore illegale tra bracciante e azienda agricola, ma anche il datore di lavoro e le imprese che sfruttano il lavoratore.
Il primo arresto di un “caporale”. Lo conferma il primo arresto di un “caporale” per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento, già avvenuto, a neanche una settimana dall’approvazione della legge, nell’Agro Pontino, dove è stato accertato lo sfruttamento di braccianti indiani sottoposti a violenze fisiche e intimidazioni continue. Quell’Agro Pontino da cui la cooperativa “In Migrazione” denunciò l’uso di sostanze dopanti, come l’oppio, da parte di braccianti indiani, vittime di vessazioni continue, per sopportare le fatiche del lavoro. La nuova legge permetterà di dare più efficacemente seguito a denunce come questa, a partire da quelle dei lavoratori stessi che, se sostenuti, possono diventare i primi alleati di questa battaglia per la dignità umana e la legalità…leggi