Mustafà arriva presto, col cappellino calato in testa e il passo indolente. L’angolo è ancora libero e il bar già aperto: un saluto con la mano e il mezzo sorriso per chi esce, dopo il caffè. Mustafà ha vent’anni ed è uno dei tanti, nella galassia dei migranti, in gran parte nigeriani, che presidiano ogni mattina supermercati, bar e grandi centri commerciali di Bari e provincia. Un numero impressionante di extracomunitari che, come certificano le nuove indagini delle polizia giudiziaria, sono vittime di un vero e proprio racket. Il nuovo racket. Una percentuale dei loro incassi giornalieri, fatti di monetine nella mano, viene ceduta alle organizzazioni che ne gestiscono il business. Sono anch’esse composte da extracomunitari, molto spesso provenienti dalle stesse regioni sudafricane, che non vivono nel Centro richiedenti asilo politico (Cara) di Palese ma in appartamenti. Il 90 per cento risiede al quartiere Libertà, un altro 5 per cento a Carrassi, il restante nei dintorni della stazione. Sono gli stessi ras che fino a qualche tempo fa gestivano la tratta degli esseri umani, un affare che è diventato meno lucroso per l’aumento del numero di donne che si sottraggono allo sfruttamento della prostituzione. Leggi…
Bari, il racket dei questuanti ai supermercati: ecco chi c’è dietro le loro richieste
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