Il Messaggero

SPOLETO – Decine di artigiani, professionisti e impiegati spoletini pronti a sborsare dai 30 ai 50 euro per una prestazione sessuale. È il mestiere più antico del mondo, eppure sul versante spoletino della Somma erano anni che non si registrava un movimento così massiccio. Con due giovani rumene in grado di raggranellare dai 200 ai 300 euro al giorno, per un volume d’affari che in certi casi sfiorava i 10mila euro al mese. Le due ragazze, di 27 e 24 anni, secondo quanto accertato dai carabinieri di Spoleto, al comando del capitano Fabio Rufino, venivano sfruttate da due connazionali, fratello e sorella fra loro: il primo di 25 anni, incensurato, l’altra di 28, con qualche precedente alle spalle.

I due, che da qualche tempo si erano trasferiti da Spoleto a Castel Ritaldi, vivevano di fatto con le due prostitute e oltre ad accompagnarle ogni giorno al bivio per Ancaiano, dove si prostituivano, le seguivano in ogni spostamento. Mai sole, neanche al bar o in farmacia. L’indagine dei militari del nucleo operativo, guidati dal tenente Giulia Maggi, è iniziata ai primi di gennaio, quando una delle due prostitute e un cliente sono stati denunciati per atti osceni.

Da lì i primi sospetti di un vero e proprio giro di sfruttamento. I carabinieri hanno organizzato appostamenti (anche nei pressi dell’abitazione), scattando decine e decine di foto a tutte quelle auto, furgoni, motocarri e camion che ogni giorno si fermavano con le ragazze. Tanto è bastato per raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei due fratelli. Titolare del fascicolo il sostituto procuratore Federica Albano: le sue richieste di custodia cautelare in carcere sono state accolte e firmate dal giudice per le indagini preliminari Daniela Caramico. In carcere i presunti aguzzini, ora verranno sentite anche le ragazze. E, probabilmente, anche alcuni clienti.

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