Il Giorno

Alcuni arrestati accusati di sfruttamento di mano d’opera

Stradella (Pavia), 9 agosto 2014 – Caporali in camicia bianca, ma pur sempre caporali, nell’inchiesta «Negotium» della Guardia di Finanza di Pavia riguardante un articolato sistema di cooperative facenti capo al colosso «Premium net» attive nel maxi deposito Ceva Logistics (la “Città del libro”) di Stradella. Alcuni degli arrestati (12, ma con differenti imputazioni) sono infatti accusati di sfruttamento di mano d’opera in stato di bisogno.

Un articolo del codice penale (603 bis) introdotto nel 2011 proprio per contrastare fenomeni di capolarato. Qui il lavoro non era in agricoltura, ma forse più pesante ancora e pagato decisamente poco: anche poco più di 6 euro all’ora. Con ritmi ed orari di lavoro al limite della sopportazione fisica. «Si sapeva quando si cominciava a lavorare, mai quando si finiva» è una delle 300 testimonianze raccolte dalle Fiamme Gialle fra le lavoratrici e i lavoratori delle coop attive all’interno della Ceva.

L’incubo poteva consistere anche in righe: almeno 130 da fare all’ora. Una riga equivale a spostare almeno due libri al minuto, 120 o anche più all’ora, mille e duecento a fine turno (di solito di 10 ore). Se si prova a fare un calcolo, si scopre che la paga era pari a cinque centesimi ogni libro spostato. Ovviamente se il salario corrisposto corrispondeva alle ore effettivamente lavorate. Ma poteva non essere, anzi si ripeteva. «Non potevo dire di no perché se mi rifiutavo, rischiavo di essere lasciato a casa», ha dichiarato alla Gdf un lavoratore “socio” di una delle 40 cooperative che si sono alternate in poco più di 7 anni all’interno della “Città del libro”. Ogni tanto cambiava coop, ma il lavoratore socio era l’ultimo a saperlo e non sempre. Insomma spesso e volentieri al danno (ore in meno pagate) e allo sfruttamento si aggiungeva anche la beffa.

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