Il Messaggero

 

di Adelaide Pierucci

Al fungo dell’Eur la Mecca della prostituzione

 

C’era una vera holding del sesso a pagamento nelle pieghe dell’inchiesta che ha portato in carcere il pm romano Roberto Staffa. Che adesso il pubblico ministero Barbara Zuin ha messo a fuoco nei dettagli, individuando gli sfruttatori dei trans, il tariffario dei marciapiedi romani e persino l’agenzia immobiliare che procurava i monolocali per gli incontri di chi preferiva evitare rapporti in automobile. L’inchiesta, che finora ha portato all’iscrizione nel registro indagati di 29 persone, tra brasiliani e romani, ha creato un terremoto nella gestione delle vie del sesso trans, a partire da quella che ne è considerata la mecca: il Fungo dell’Eur. E’ quello il regno di Sasà, che si vanta di gestire i trans più belli di Roma. Che da qualche tempo, però, non può battere cassa.
IL MERCATO
Nilton Candido da Silva, in arte Sasà, gay dichiarato ma patron del Fungo, è stato il primo, infatti, a finire nei guai. E proprio per una “tassa” una tantum che imponeva alle trans per passeggiare lungo i viali intorno al Fungo: tremila euro da versare in contanti alla sua segretaria, Joel Proenca Soledade, o da rateizzare incassati i primi soldi dei clienti. Zona ambita quella del “Fungo”: viados selezionati (da Sasà) e clienti esigenti. Mentre era la trans Paola (Sergio Luis De Olivera, la viados che ha denunciato il pm Staffa, accusato di favorire i trans in cambio di sesso) a gestire la fetta del sesso trans ritenuta il top nel settore, quella di Piazza dei Navigatori.

Per ancheggiare in quella zona, i trans dovevano sborsare quattromila euro. Che non tutte potevano però permettersi. E non per i soldi. Paola, infatti, dava l’ok solo alle trans più femminili e sexy. Quindi le più richieste. Una legge di mercato, la sua. Così a via Longoni la tassa d’accesso, da versare a un’altra trans maitresse, Fabiola (Fabio Ageu Da Silva) scendeva insieme alle doti delle richiedenti, tra i 1.500 e i 2.000 euro. Ogni marciapiede una tariffa. Come Palmiro Togliatti o all’Acqua Acetosa (mille euro), dove a pretendere la tassa di passeggio erano rispettivamente Michelle e Jennifer.

L’IMMOBILIARE
A Roma l’organizzazione prevedeva pure una sorta di agenzia di viaggio che organizzava gli arrivi chiedendo un esborso tra i 12mila i 15mile euro. Ed anche una agenzia immobiliare (abusiva), con base a Termini. Qua per le lucciole brasiliane era facile accaparrarsi un tetto. I titolari dell’agenzia assoldavano italiani disposti ad intestarsi i contratti di affitto di appartamenti per poi consegnare le chiavi a una dozzina di trans che pagavano la media di 200 euro a settimana per usufruirne in diverse fasce orarie.

Tra i presunti sfruttatori di trans nel mirino della procura anche un quarantenne romano, Marco Pezzani. Aveva affittato un appartamento in via Chioggia chiedendo in pagamento la somma di 250/300 euro settimanale. Intanto il mondo trans si sta riassestando. E rischia di rimetterci proprio Sasà. Il quale, come si legge nelle carte, era «il padrone della zona del Fungo e decideva a quali transessuali consentire di prostituirsi nella suddetta zona, indicando il luogo e l’orario di lavoro». Il capo indiscusso così resta lui, ma i trans più rampanti puntano al suo posto, ora vacante per motivi di giustizia. Perché l’inchiesta sul Fungo l’ha portato in carcere.

Menu