La Gazzetta del Sud

Tra le accuse riduzione in schiavitù, induzione, reclutamento, favoreggiamento e
sfruttamento della prostituzione. Scoperte 6 case di appuntamento
Il comunicato ufficiale del comando provinciale dei Carabinieri
Messina: DISARTICOLATA A MESSINA ORGANIZZAZIONE CHE GESTIVA SEI
“CASE” PER LO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE.
Nelle prime ore di venerdì 14 febbraio 2014, nei comuni di MESSINA e SAN FRATELLO, i
Carabinieri della Compagnia di Messina Sud hanno dato esecuzione a 17 misure cautelari personali
(di cui 11 in carcere, 5 agli arresti domiciliari ed 1 obbligo di presentazione alla Polizia
Giudiziaria) soggetti a vario titolo indagati, in concorso, per riduzione in schiavitù, proprietà od
esercizio di una casa di prostituzione, induzione, reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento
della prostituzione. In particolare, la riduzione in schiavitù è stata ravvisata in danno ad una donna
barbaramente costretta, dal proprio convivente, a concedersi ai vari clienti, subendo una vera e
propria coercizione fisica e psichica, a causa del suo stato di debolezza mentale. Le indagini svolte
dai militari dell’Arma e coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina (Sost. Proc. D.D.A.
Dott.ssa Maria PELLEGRINO e Sost. Proc. Dott. Antonio CARCHETTI), hanno accertato che il
sodalizio criminale comprendeva sei vere e proprie “case di prostituzione”, che agivano in un
sistema di reciproca collaborazione, gestendo in modo congiunto le attività di reclutamento ed
induzione alla prostituzione, per poi rendere disponibili le ragazze in favore della casa che, di volta
in volta, ne aveva l’esigenza al fine di poter erogare prestazioni sessuali dietro il pagamento di un
corrispettivo in denaro. Nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, a firma del GIP del
Tribunale di Messina (Dott. Salvatore Mastroeni), sono delineati gli aspetti caratterizzanti
dell’attività illecita, la quale veniva condotta mediante un modus ben consolidato. Le indagini,
iniziate nell’agosto del 2012, hanno consentito di ricondurre a questa vicenda lo sfruttamento di
decine di ragazze, di cui 15 identificate, le quali venivano impiegate “a rotazione” secondo le
richieste che pervenivano dai clienti di ognuna delle sei case. In caso di assenza delle ragazze,
talvolta erano le stesse “maitresse” a prostituirsi, per poter in ogni caso soddisfare il cliente del
momento. Questo meccanismo di scambio delle ragazze tra i malfattori era garantito da contatti
frequenti tra gli stessi, al fine di organizzare gli incontri di volta in volta già concordati con i clienti
ora in questa, ora in quella casa. La clientela veniva reperita anche attraverso lo strumento
informatico, mediante l’inserimento di espliciti annunci in vari siti della rete web. Una volta entrati
nel giro, gli avventori venivano avvisati telefonicamente ogni qualvolta si verificava la disponibilità
di nuove ragazze. In queste fasi, le indagini sono state rese complesse anche dall’utilizzo di un
linguaggio criptico ed allusivo per le comunicazioni tra gli indagati ed i clienti. L’organizzazione
del sodalizio è stata ricostruita dagli investigatori, fino ad arrivare a definire la struttura di ognuna
delle sei “case di prostituzione” ed il ruolo delle persone coinvolte:

1. Casa “PERRE”, con affiliati CISCO Giovanni, GUMINA Antonio ed INUSO Vincenzo, su cui hanno nel
tempo ruotato 9 ragazze sfruttate;
2. Casa “COMANDE’”, di COMANDE’ Carmela, affiliati BARRILE Antonino, FERRO Michele, PULEJO
Giuseppa ed ORITI Cirino, nell’ambito della quale venivano fatte prostituire 4 ragazze;
3. Casa “SCUCCHIA”, di SCUCCHIA Pietra ed affiliato GUARNERA Antonino, all’interno della quale si
concedevano a pagamento 4 ragazze;
4. Casa “PIAZZA”, di PIAZZA Vincenza, che era solita ospitare gli incontri di 2 ragazze;
5. Casa “DI PIETRO”, di DI PIETRO FAZIO Santina, alla quale venivano indirizzate 2 ragazze;
6. Casa “PASCALE”, di PASCALE Alfredo ed EDIRISINGA ARACHCHIGE Mallikawathi, i quali, pur avendo
un ruolo meno attivo nell’ambito del sodalizio, contribuivano mettendo a disposizione la propria
casa per gli incontri tra 2 ragazze ed i clienti del momento, laddove le altre fossero impossibilitate a
farlo.
Particolarmente sconvolgente è quanto emerso in relazione a BARRILE Antonino il quale, oltre a
far parte dell’organizzazione, è altresì ritenuto responsabile, insieme ad altri 5 degli indagati, di
sfruttamento e riduzione in schiavitù nei confronti della propria convivente, sulla quale veniva
esercitata una forma di coercizione fisica e psichica, facendo leva sul suo stato di debolezza
mentale. E’ stato stimato che i proventi dell’organizzazione, disarticolata con questa operazione,
ammontassero ad una cifra media di 1.000 euro al giorno. L’indagine, nell’ambito della quale sono
state emanate le 17 misure cautelari, vede coinvolti ed iscritti sul registro degli indagati 20 soggetti.
Le persone colpite dalla misura cautelare sono: custodia cautelare in carcere

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