Arrivavano in Italia con la promessa di un lavoro come badante o come cameriera, alcune di loro non avevano neanche 18 anni. Ma una volta a Roma la realtà era ben diversa, lontana dal sogno. Venivano violentate e costrette a prostituirsi e chi si ribellava era segregata in un casale diroccato a Genazzano, in provincia di Roma. La fine dell’incubo per queste ragazze romene è arrivata questa mattina quando la sezione di polizia giudiziaria della municipale e il gruppo sicurezza sociale ed urbana Gssu hanno arrestato nove persone. Gli arresti al termine di una complessa indagine durata oltre un anno, scaturita dopo la denuncia di una ragazza romena costretta a prostituirsi dopo essere stata portata in Italia con la promessa di un lavoro come badante.
Tra le persone finite in manette, sei romeni, un italiano e un egiziano, anche due donne. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Pierluigi Cipolla, e che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di appurare che l’organizzazione di sfruttatori avevano un giro d’affari che si aggirava intorno ai 100 mila euro al mese.
Al termine dell’operazione il sindaco di Roma Ignazio Marino si è complimentato con i vigili urbani. «Voglio complimentarmi con il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale – ha detto Marino – che, con l’aiuto dei magistrati, questa mattina ha portato a termine con successo un’operazione anti-prostituzione a Genazzano, dopo un lungo lavoro di indagine iniziato per le vie di Roma un anno e mezzo fa. Gli agenti hanno messo fine a un inaccettabile traffico di esseri umani: situazioni come queste, in cui le donne vengono ridotte in schiavitù, non possono essere tollerate».