Manuel Bonomo
Il racconto anonimo di una giovane costretta a prostituirsi: «Lavorare qui non è bello, ma in fabbrica si sta per 17 ore»
Davvero non te l’aspetti. O perlomeno ti aspetti qualcosa di diverso, di meno sfacciato. Meno triste. E invece… «Ciao! Sono Dada. Vuoi massaggio per godere?». Pensi sia un problema di lingua italiana: «godere» in italiano può essere ambiguo, ma lei non lo capisce perché è cinese.
Chiedi allora informazioni in merito ai massaggi disponibili: cinese, tailandese, giapponese, a quattro mani, in vasca. Così sta scritto infatti sul cartello affisso alla porta. Ma non conta nulla. «Oggi solo massaggio romantico. Massaggio bello, per godere». E come funziona? «Vedrai. A tutti uomini italiani piace». Ne esce uno proprio ora di questi uomini italiani. Alto, ben vestito, compunto. Triste. Come l’ambiente. Le vetrine tappezzate di fogli rossi mal messi, i lampadari in plastica, il linoleum travestito da parquet, le massaggiatrici in minigonna e maglietta nera (indossano anche i tacchi, pure neri, ma solo per accoglierti. Poi, si mettono a piedi nudi).
Sorridono al cliente che se ne va, gli augurano buon lavoro e tanta fortuna, concludono con un «ci vediamo domani». Lui accenna un mezzo sorriso, lascia 50 euro sul banco e se ne va. Triste. «Adesso io libera, entra in stanza e togli tutto». Tutto? «Tutto nudo sì, così più godere». Vorrei però tenere la biancheria intima: sono timido. «No problema, metti slip speciale».
Ti metti gli slip speciali, quelli che si usano nei centri benessere, e ti sdrai sul lettino da massaggio. Lei ti si siede a cavalcioni sulle gambe, ti inonda la schiena di olio e comincia a massaggiartela. Ma le mani della ragazza si muovono senza forza, senza mestiere, senza senso. «Ah, birichino, uomo italiano birichino…». E dalla schiena passa ai glutei. «Tu paura di massaggio?». No. «Allora io massaggia». Con un colpo di mano ti rompe gli slip speciali e ti trovi le mani dove non dovrebbero trovarsi in caso di massaggio. Allora scatti: no, Dada. Sono sposato e voglio solo un massaggio. «No problema, tutti uomini italiani che fare massaggio sono sposati». Però ti vede serio e si spaventa. Prende un nuovo paio di slip speciali e ti chiede scusa. Da una tanica da 5 litri prende dell’altro olio e te lo sparge sulle gambe. «Poi con 20 euro fare bagno e lava tutto olio». È allora che il non senso quasi ti affoga, ti metti seduto e le dici che il massaggio non ti piace più. Lei si offende. E diventa triste. Le chiedi scusa e non resisti dal domandarle cosa ci faccia lì.
«Io deve pagare 22mila euro al capo, che fatto venire me qua e che mi dare permesso di soggiorno». E facevi la massaggiatrice anche in Cina? «No. Io fabbrica di cotone Cina e poi fabbrica di cotone Italia, ma tanto tanto lavoro: 17 ore. Adesso con massaggio meglio, lavoro solo 12 ore». E fai solo massaggi? «Massaggi sì, però uomini italiani piace anche tanto godere…». Certo, chiaro. E triste. Ti vesti e le allunghi 50 euro. Con ricevuta. «Grazie. Tu no tornare più?». Credo proprio di no. Ed esci dall’incubo, alla luce, lontano da quel rosso stomachevole. Ti aspettavi almeno una parvenza di serietà. Almeno in un centro massaggi cinese di provincia non (ancora) chiuso dalle forze dell’ordine. Perché anche in Cina i massaggi te li fanno con l’happy ending se te lo puoi permettere. Però almeno i massaggi li sanno fare. Non a Brescia. Dove tutto pare essere farsa. Sfruttamento. Tristezza.