Novara, una diciottenne nigeriana salvata dalla strada ha denunciato chi la sfruttava
Il suo incubo sulla strada, ora, è finito. «Susy» (il nome è di fantasia), viene avvicinata da una volontaria di un’associazione novarese che l’accompagna dai carabinieri. La ragazzina non solo racconta tutta la sua storia: porta anche i militari nella casa in cui era reclusa e fa arrestare la sua sfruttatrice.
Quella di Susy è la più recente storia a lieto fine fra quella di molte connazionali che arrivano in Italia con la promessa di un futuro migliore. A Novara la madam della diciottenne vuole da lei 80 mila euro: «Solo così potrai essere libera, solo così avrai estinto il debito di viaggio», le ripeteva. Per evitare che venga intercettata dalla polizia senza permesso di soggiorno, la madam l’accompagna anche a fare richiesta di asilo politico. Ma il personale dell’ufficio cui si rivolgono per avviare l’istanza intuisce che la richiesta è totalmente priva di fondamento. Su suggerimento dell’associazione «Liberazione e speranza», onlus che da anni di occupa di proteggere e avviare a una nuova vita le giovani che escono dalla schiavitù sessuale, gli impiegati temporeggiano e convocano per il giorno dopo Susy, da sola. Quel giorno ci sono anche i volontari della onlus. La mediatrice linguistica riesce a convincere Susy a raccontare la verità e a vuotare il sacco. Da lì alla denuncia è solo questione di giorni.
Ora la diciottenne nigeriana è stata adottata «di fatto» da una famiglia di Varese. Grazie alla generosità di un gruppo di persone e di una parrocchia del Varesotto, riesce e proseguire gli studi (il suo sogno al momento della partenza da Lagos) e lavora in un albergo a cinque stelle in altra provincia della Lombardia.