Scene quotidiane di infanzia negata. Linea dura: 35 minori rom già inviati in comunità. Bari ne assiste attualmente 340, ogni bambino in comunità costa 80 euro al giorno. “Servono stanziamenti regionali e governativi concreti”
di FRANCESCO PETRUZZELLI
L’ordine tassativo porta la firma del sindaco Michele Emiliano e dell’assessore al Welfare, Ludovico Abbaticchio: i vigili urbani devono fermare e segnalare tutti i minori sorpresi a chiedere l’elemosina e a praticare l’accattonaggio. Meno di 20 giorni fa i due esponenti della giunta hanno preso carta e penna per richiamare all’attenzione la polizia municipale. Perché sono troppi – e le festività di questi giorni lo dimostrano – i bambini piazzati agli angoli delle strade e dei negozi a chiedere denaro. Capita di incontrarli sui bus urbani, in stazione, tra le bancarelle dei mercati rionali, ma anche nel quadrilatero murattiano, suddivisi per squadre e pronti a contendersi le strade più centrali come corso Vittorio Emanuele, via Sparano, via Argiro e corso Cavour.
Scene quotidiane di infanzia negata. Un bicchiere di plastica da riempire e qualche santino per fare presa sulla carità cristiana e sulla generosità dei passanti durante le ore convulse dello shopping natalizio. Molti di questi bambini presidiano gli ingressi di bar, tavole calde e supermercati affermando di “aver fame”, ma in realtà accettano solo monete. Il passante di turno che si offre di comprare sul momento qualcosa da mangiare non è particolarmente gradito. Non è un mistero che tutto ciò rientri nella severa logica familiare: portare a casa più denaro possibile. E la polizia municipale ha così intensificato i controlli ottenendo i primi risultati: sono 35 i minori rom portati in questi giorni in comunità dopo tutte le verifiche del caso e grazie alla rete assistenziale praticata dal Comune di Bari.
“Abbiamo scritto questa lettera – spiega Abbaticchio – perché dietro il fenomeno c’è sicuramente l’ombra del racket. Ci sono adulti che sfruttano i minori mandandoli per strada. Se il minore fermato vive in famiglia, i genitori vengono diffidati, se invece è solo, è difficile risalire al suo sfruttatore. Spesso per molti minori si aprono così le porte della comunità con i ricoveri indifferibili”. Abbaticchio rivendica i risultati di questi anni come “l’aver tolto dai semafori i bambini” e le “intense campagne di sensibilizzazione” svolte tra i campi rom con l’ausilio di volontari e di progetti mirati, ma non nasconde le difficoltà del momento legate alla crisi e ai tagli governativi.
“Si tratta – dice – di un flusso incontrollabile e dilagante anche a causa della povertà. Molti di questi minori ogni giorno arrivano con le famiglie dal resto della provincia. Poi ci sono i casi delle madri minorenni e che con i figli in grembo vanno a chiedere l’elemosina. Occorre l’intervento di prefettura, polizia e carabinieri per contenere insieme il fenomeno”. Un fenomeno ormai trasversale e che non riguarderebbe solo i rom se è vero che in alcuni casi sono stati fermati anche bambini italiani intenti a chiedere la carità. Per non parlare poi dell’esercito dei minori stranieri non accompagnati, gli adolescenti figli degli sbarchi e dei viaggi della disperazione. Anche loro sono stati tolti dalla strada grazie agli assistenti sociali.
“A Bari ne assistiamo attualmente 340 – snocciola i dati Abbaticchio – e ciascuno ci costa in comunità 80 euro al giorno. Spendiamo all’anno 6 milioni di euro circa. La città capoluogo di regione non può
essere lasciata sola. Servono stanziamenti regionali e governativi concreti”. Parallelamente il Comune segue costantemente altri 600-700 minori a rischio che ogni giorno frequentano i 9 centro socioeducativi dislocati in città. “Trascorrono lì il pomeriggio, fanno i compiti, svolgono diverse attività ludiche e ricreative e poi, dopo le 20, tornano dalle loro famiglie. Così lì teniamo lontani dalla strada” conclude Abbaticchio.