Felice Paduano
La denuncia di un giovane bengalese che «guadagna» due euro per ogni pezzo: «Un falso contratto da un connazionale per avere il permesso di soggiorno»
ARCELLA. Hossain ha 25 anni. Vive, ma è meglio dire sopravvive, a Padova da un anno. Proviene da Comilla, una città del sud del Bangladesh, dove il salario mensile medio è fra i 30 ed i 50 euro. È uno dei tanti venditori di ombrelli, che i passanti, frettolosi, notano fuori dalla stazione quando piove. È diplomato. Parla un po’ d’inglese e se la cava anche con l’italiano. «Da quando sono arrivato in Italia, è sempre la stessa vita. Non c’è lavoro. Abito in un famiglia di connazionali, che mi tengono in un angolo della loro, piccola abitazione, all’Arcella, per 150 euro, compreso il vitto. Non esco quasi mai. Tanta, ma tanta televisione, mentre tutti i miei pensieri vanno ai miei genitori ed alla fidanzata, che ho lasciato a Comilla. Guadagno qualcosa solo quando piove. Il boss mi telefona e mi manda in stazione per cercare di vendere i suoi articoli. Su ogni ombrello venduto a me vanno due euro. Attualmente gli incassi diminuiscono sempre di più perché i miei connazionali, che fanno gli ambulanti abusivi, sono sempre di più».
Per arrivare in Italia ha dovuto pagare 16.000 euro ad un connazionale. «Giunto a Padova, ne ho sborsato altri 6.000 per farmi certificare, sempre da un altro connazionale, un’assunzione fasulla all’interno di un’attività commerciale, con l’impegno di pagare anche i contributi previdenziali ed assicurativi. Ma, una volta ottenuto il permesso di soggiorno con tale artifizio, è stato subito sciolto il rapporto di lavoro che c’era solo sulla carta e mi è rimasta davanti solo la strada del commercio degli ombrelli in stazione». Secondo Hossain sarebbero centinaia i suoi connazionali arrivati a Padova con tale sistema illegale.
«Per lo più i connazionali nelle mie stesse condizioni vivono all’Arcella, a Brusegana e a Cadoneghe. I più fortunati, tra cui ci sono anch’io, vivono con le famiglie bengalesi che si sono stabilite a Padova da anni. La stragrande maggioranza vive in condizioni bestiali in appartamenti dell’Arcella, dove non ci sono neanche il riscaldamento e l’acqua calda perché non hanno i soldi per pagare le bollette». Il giovane bengalese spiega che non ha nai denunciato questi trafficanti di esseri umani per « paura di eventuali ritorsioni anche nei confronti dei miei genitori, che sono quelli che si sono venduti le terre di proprietà e mi hanno datoato i 22.000 euro che mi sono serviti per venire in Italia e per mettermi in regola. Sono sfruttatori che si arricchiscono sulla nostra pelle e vivono da nababbi senza lavorare. Mi risulta che alcuni di loro siano già ricchi sfondati e abbiano già comprato una valanga di appartamenti nel centro di Dacca, la nostra bella capitale. Questa non è vita. Non è quello che cercavo».