Il caporalato? Non va combattuto solo nei campi, ma anche nei laboratori tessili. Ad affermarlo è Giuliano Secco, presidente della federazione moda di Confartigianato Veneto, che in una nota fa appello alla Cisl, promotrice della campagna “Sos caporalato in agricoltura”, per mettere sotto i riflettori anche il fenomeno del lavoro in nero, a cottimo e senza garanzie nel settore tessile. Un fenomeno che riguarda, secondo Secco, sia operai stranieri che italiani. «Non serve andare molto lontano. Basta chiederlo ad uno qualsiasi dei cinquemila imprenditori artigiani terzisti della moda veneta – afferma Secco –. Ognuno ha testimonianza di veri e propri fenomeni di caporalato industriale che coinvolgono sia lavoratori del territorio, sia numerosi immigrati (quasi sempre di etnia cinese) anche qui a nord est. Offrire sempre di più, a un prezzo sempre più basso ed in tempi assurdi. Disponibilità e reperibilità ovunque e a qualsiasi ora del giorno. Sono i principi su cui oggi si basa la produzione tessile, in tutto il mondo. E a farne le spese sono soprattutto le condizioni di vita dei lavoratori, condizioni spesso definite “disumane”, con operai in nero, costretti a lavorare ben oltre 12 ore al giorno, a cottimo, senza alcuna garanzia per la sicurezza e la salute».
Caporalato, non solo agricoltura. Gli artigiani: «C’è anche nel tessile»
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