Caporalato, così i pomodori degli «schiavi» finiscono nei supermercati (attraverso le multinazionali)

Attualità

Corriere della sera

Nell’inchiesta sulla morte di un bracciante ricostruita la filiera che rifornisce
anche multinazionali. Il pm: «Ma queste aziende non hanno responsabilità
penali».
La storia della tragica estate 2015 dei campi pugliesi si arricchisce di un nuovo capitolo. Le tracce
delle indagini avviate dopo la morte di Abdullah Muhamed, il 47enne sudanese stroncato dal caldo
a 40° gradi delle campagne del Salento raccogliendo i pomodori, arrivano fino agli scaffali della
grande distribuzione. Seguendo la filiera del pomodoro prodotto dall’azienda agricola di Nardò in
cui lavorava Abdullah, i Ros di Lecce sono arrivati prima alla Cooperativa Terre di Federico di
Andria, dove il pomodoro fu conferito per essere trasportato alle aziende di trasformazione; e poi,
tra queste, alla Conserve Italia (gruppo che può vantare tra i suoi marchi Cirio) di Mesagne, in
provincia di Brindisi, e alla Fiordiagosto di Oliveto Citra, in provincia di Salerno, del gruppo Mutti.
Abdullah morì il 20 luglio, a una settimana di distanza da Paola Clemente, stroncata da un malore
nelle campagne di Andria, la bracciante in ricordo della quale è nata, nell’ottobre del 2016, la legge
anti caporalato. Della quale il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha festeggiato con
soddisfazione, proprio nei giorni scorsi, il primo compleanno. Leggi…

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