Il Secolo XIX

Cicagna – «Massaggiatrice piacevolmente disponibile», diceva l’annuncio. E in effetti lo era, ma per prestazioni diverse dal semplice massaggio orientale. Il viavai in quella casa di Monleone di Cicagna, d’altronde, qualche sospetto lo aveva destato. E ora, al termine di accertamenti rapidi ma accurati, i due “gestori” di un’impresa che non era ufficiale ma sommersa, basata sul passaparola, e gli annunci sui media, si ritrovano sulle spalle una denuncia pesante: favoreggiamento della prostituzione in concorso.

A concludere l’indagine e depositare l’informativa in Procura i carabinieri della stazione di Cicagna, a finire nei guai due cinesi: un uomo di 44 anni, da tempo residente in Italia e attualmente domiciliato a Carasco, e una donna di 48, che vive a Ne e giornalmente si spostava in Fontanabuona per portare avanti l’attività. Piuttosto redditizia, a quanto pare, per quanto ridotta visto che a lavorare in quello che secondo i militari era un finto centro massaggi era solo una persona, una terza, avvenente cinese che è stata segnalata solo per irregolarità nei documenti. La vittima dello sfruttamento sarebbe proprio lei, ventenne senza permesso di soggiorno, e per lei si muovevano in tanti, dalla Fontanabuona e non solo. Un traffico discreto, in quell’anonimo condominio sulla statale 225, a Monleone tra bar e negozi, ed essenzialmente serale ma anche diurno. I ruoli erano ben definiti, in una piccola ma efficiente organizzazione: lui, che vive in zona da più tempo, ha reperito l’appartamento e lo ha preso in affitto, lei si occupava di pubblicare l’inserzione sui media locali e di organizzare il traffico nell’attività. E infine la più giovane, che faceva i massaggi e, dietro richiesta, forniva anche altre prestazioni. Oppure direttamente quelle prestazioni, a seconda dei contatti che i capi avevano preso coi clienti. A volte era lui a portarli in auto sul posto e poi riportarli indietro, di sicuro un servizio che valeva la pena fare. L’attività era in piedi da tre mesi, perlomeno quella di Cicagna perché non è detto che i denunciati non avessero intrapreso in passato qualcosa di analogo, e i carabinieri avevano cominciato a occuparsene a gennaio.

Le segnalazioni erano arrivate copiose in caserma, e allora i militari avevano cominciato a informarsi, svolgendo indagini “all’antica”, essenzialmente con informazioni confidenziali. Sono arrivati dunque a sentire un gran numero di clienti, anche padri di famiglia, che hanno confermato i sospetti: i massaggi non c’entravano niente, l’attività nel centro era essenzialmente sessuale. Appurati i ruoli svolti da ognuno nella vicenda, qualche giorno fa i carabinieri hanno chiuso l’appartamento, nel quale l’arredamento era essenziale e l’aria quella di un centro a luci rosse. Di qui le denunce, che potrebbero portare i due a processo. Per la cinese più giovane dovrebbe scattare invece l’espulsione.

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