Viaggio nel Paese da cui si registrano più «fughe». Con un messaggio in valigia per mettere in
guardia sui rischi del viaggio per arrivare in Europa
Un’aula del «Liceo 2 ottobre», una foto alla parete, le date (1999-2017) e una scritta: Issiaga Lamine Camara
«n’est plus». «Avesse visto questo video — racconta Mange Sylla — forse non sarebbe partito». «Io non
parto perché la felicità può essere ovunque», dice Ismael Camara, 17 anni. «Abbiamo paura», dicono Esther
e Fodè. «Il governo non fa nulla — ruggisce Mamadou Youla —. E l’Europa? Qui c’è solo corruzione».
Alpha Keita: «Io volevo giocare a calcio in Europa. Ora ci penserò su». Sandaly: «Posso fare il cantante
anche qui». Sospira Leontine Sissoko, responsabile delle scuole cittadine: «Ogni famiglia, in Guinea, ha
qualcuno rimasto sulla strada».
Se dividete per nazionalità i 114 mila migranti giunti quest’anno sulle nostre coste, la misconosciuta Guinea
con capitale Conakry (12 milioni di abitanti) è seconda, appena dietro il gigante Nigeria (180 milioni). Da
questo angolo di Africa Occidentale (dove è cominciata l’epidemia di Ebola) nel 2017 circa 10 mila ragazzi
si sono avviati sulla rotta Mali-Libia-Italia. Chi studiava, chi zappava, chi lavorava per 1-2 dollari al giorno.
Chi non è arrivato mai come Issiaga. Leggi…
In Guinea con il video dei migranti: «Fratelli, non partite per l’Italia»
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