NEW YORK – Alle volte c’è solo un nome. Si potrebbe credere che la giovane se lo sia fatto tatuare per amore. Altre volte il messaggio è volgarmente diretto: il simbolo del dollaro, seguito da un cifra. Può significare che la ragazza non avrà diritto a una notte di sonno, o all’intervallo per la cena, fino a che non avrà accumulato quella cifra. Oppure si tratta del totale che deve raccogliere prima di poter riconquistare la libertà.
Giovani prostitute marchiate, non con un ferro rovente, ma con l’ago dei tatuaggi. Marchiate come oggetti, come proprietà, come si faceva una volta nelle praterie del West con il bestiame. E vengono trattate anche peggio: non possono rifiutare prestazioni, non possono vagare oltre un certo raggio, non possono allontanarsi dal loro “protettore”, l’uomo che le ha comprate e le gestisce. …leggi