Attualità

Il Corriere della Sera

Rapiti sulla terra ferma. E tenuti per anni sulle barche. Prima che un angelo riesca a liberarli.
Akaradeth Seerue aveva 20 anni quando è stato fatto prigioniero su un peschereccio thailandese: «Stavo bevendo una birra con gli amici al porto di Samut Sakhon, fuori Bangkok, quando un ragazzo sconosciuto ci ha invitato a casa sua. Nel cibo ha messo del sonnifero: la mattina dopo, ci siamo svegliati sulla Silver Siline 3, senza documenti né cellulari». Da quel giorno, per 14 anni, Akaradeth ha vissuto in mare, lavorando come manovale su diversi pescherecci. Nel 2015, a 35 anni, è stato liberato con altre duemila persone sotto il giogo dei lavori forzati, grazie allo sforzo della ong tailandese LPN (Labour Protection Network) e della polizia indonesiana. Dopo 11 giorni di navigazione la Silver Siline 3 è approdata sull’isola di Ambong, in Indonesia, dove Akaradeth e i suoi compagni sono stati assegnati a pescherecci più piccoli. «Eravamo una trentina, alcuni più giovani di me, altri molto anziani. Dovevamo preparare le reti, sollevare il carico di pesce e poi smistarlo nelle celle frigorifere, chi si fermava veniva picchiato. A volte, lavoravamo per tre giorni consecutivi senza dormire, con una fame incredibile».
Akaradeth non è mai riuscito a contattare la famiglia durante i 14 anni trascorsi in mare, e al suo ritorno, nell’estate del 2015, è venuto a conoscenza della morte dei genitori e della vendita della casa di famiglia. Leggi…

Menu