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Secondo le indagini, i minori non accompagnati ospiti di una struttura d’accoglienza sarebbero stati impiegati in nero in pizzerie e campi agricoli. Interdetti dall’esercizio commerciale i presunti responsabili

Una comunità per l’accoglienza di minori non accompagnati trasformata in un luogo di reclutamento e sfruttamento del lavoro. È questa l’accusa contestata a otto persone di Borgetto, nel Palermitano, raggiunte da una misura di interdizione dall’esercizio di attività commerciali nel settore alberghiero, agricolo e dell’accoglienza ai minori.

La comunità sotto indagine

Le otto misure, notificate il 30 luglio dalla Polizia, sono state firmate dal gip del Tribunale di Palermo, Guglielmo Nicastro al termine di una serie di indagini che avrebbero accertato un’opera di sfruttamento sui giovani stranieri ospitati nella struttura. Forza lavoro, impiegata in nero per 12 euro al giorno, in pizzerie o nei campi di Borgetto. L’investigazione, condotta dalla sezione di polizia giudiziaria del Tribunale per i Minorenni di Palermo, è nata da accertamenti sulle precarie condizioni di vita in cui si trovavano alcuni minori ospiti della comunità gestita da una cooperativa sociale con sede a Firenze. Fra gli indagati spicca proprio il nome dell’amministratore della cooperativa, i cui presunti reati di sfruttamento sarebbero venuti a galla in seguito a numerose intercettazioni telefoniche eseguite dalla polizia, e confermati dalle testimonianze dei ragazzi ascoltati in presenza di psicologi.

Sfruttati in pizzeria e nei campi

Secondo quanto reso noto dagli inquirenti, tra i minori che sarebbero stati sfruttati dagli otto indagati, ci sarebbe anche un cittadino nigeriano. Il giovane ha raccontato di aver lavorato in una pizzeria del luogo gestita da due degli indagati, marito e moglie, rispettivamente genero e figlia di titolare dell’immobile in cui si trova la comunità di accoglienza. Stando alla testimonianza, il ragazzo avrebbe percepito una paga di 50/60 euro a settimana a fronte dei 1200 euro al mese previsti dal contratto nazionale. Fra le storie apprese dai magistrati c’è anche quella di un altro giovane che durante il proprio turno di lavoro avrebbe riportato una grave ustione alla mano, ma sarebbe stato trasportato al pronto soccorso soltanto dopo diverso tempo dall’incidente e dietro la minaccia di non fare cenno dell’accaduto.

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