LOCRI. «Se sei incinta ti picchio». Un sogno infranto, quello di arrivare in Italia con la promessa di un
lavoro dignitoso, ritrovandosi però costretta a prostituirsi. Giovanna (nome di fantasia) sperava di poter
mandare i soldi, guadagnati in modo onesto, alla famiglia in Romania, ma una volta arrivata in provincia di
Reggio Calabria, a Gioiosa Jonica, nel 2012, inizia il suo peggior incubo. «Sono stata ingannata dal mio
connazionale perché ero venuta in Italia per vendere accendini. La prima volta mi faceva salire su un’auto
con un uomo, subito non avevo capito e non sapevo cosa fare, ma Sorin me lo diceva in rumeno e da lì
iniziava la mia attività da prostituta».
Dopo poco più di un mese dal suo arrivo nella Locride rimase incinta, fu picchiata più volte, tentò di
scappare dai suoi aguzzini ma venne riportata a casa fino a quando un giorno si rivolse alle forze dell’ordine:
«Ho intenzione di smettere di fare questo lavoro e chiedo alle Autorità di aiutarmi». Da qui inizia la sua
collaborazione, racconta ogni particolare: l’aborto, le violenze, le mortificazioni. E oggi, grazie anche alle
sue testimonianze, è stato smantellato dai carabinieri del Gruppo Locri, diretto dal tenente colonnello
Pasqualino Toscani, un giro di prostituzione. In manette, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Stazioni a
luci rosse”, sono finiti il 35enne Francesco Oppedisano (nato a Locri e residente a Siderno), e Giovanni
Macrì, 57enne di Siderno. Al momento risultano irreperibili una donna e un uomo rumeni. Leggi…
«Se sei incinta ti picchio» Sgominato giro di prostituzione
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