Il Secolo XIX

 

Paolo Ardito

 

La Spezia – Viaggio di sola andata verso l’inferno. Dalla Nigeria all’Italia nella speranza di trovare l’America e finire invece nel vortice della prostituzione tra inevitabili minacce, violenze e soprusi. È la drammatica esperienza vissuta da una donna di origine nigeriana di 22 anni, testimone chiave di un processo-stralcio in Corte d’assise che vede imputata una sua connazionale con l’accusa di riduzione in schiavitù.

L’inchiesta, diretta dal pm Federico Panichi della Direzione distrettuale antimafia (lo stesso magistrato che ha in mano l’inchiesta sul sequestro Calevo), ha coinvolto oltre venti imputati e molti di loro sono già stati condannati fino a dodici anni di reclusione. Resta ancora in piedi la posizione stralciata di Soyer Lovert, nigeriana di 27 anni, accusata di aver introdotto illegalmente nel territorio italiano Sandra, la vittima testimone sua connazionale, al fine di farla prostituire. E per convincerla a sottostare alla sua volontà l’aveva sottoposta a riti voodoo e a violenze.

Ieri mattina il racconto della vittima ai giudici togati Francesco Sorrentino e Giuseppe Pavich e a quelli popolari è stata drammatica. «Mi contattarono nel piccolo paese nigeriano dove vivo – ha esordito Sandra – mi prelevarono alcuni peli e prestai giuramento di fedeltà secondo un rito tribale locale». Poi organizzarono il viaggio in Italia. «Partii dalla Nigeria con l’uso di autobus e fuoristrada. Attraversammo il deserto del Niger e raggiungemmo la Libia. Vidi molti cadaveri durante il percorso perché c’era chi durante il tragitto moriva di fame. Poi il drammatico attraversamento del Mediterraneo, lo sbarco a Lampedusa e il trasferimento al centro di accoglienza di Milano. Là vennero alcune persone a prelevarmi e da quel momento cominciò la mia vita da prostituta».

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