PERUGIA – Il quadro è questo: «Massiccia presenza sul territorio regionale (ed in particolare nel
perugino) di compagini criminali composte prevalentemente da cittadini stranieri ed operanti in
sinergia con singoli soggetti italiani residenti nella regione». E arriva direttamente dalla relazione
del consigliere della corte d’appello di Perugia Leonida Primicerio, inserita nell’ultima relazione
della Direzione nazionale antimafia.
«Le strutture criminali, sia italiane che straniere, che agiscono sul territorio regionale spaziano dal
traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti, alla tratta di esseri umani (l’Umbria si
contraddistingue da almeno un decennio per essere territorio di destinazione finale della tratta
soprattutto di giovani donne provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est destinate poi alla
prostituzione su strada e/o nei
numerosi locali notturni della regione), al riciclaggio e/o al reimpiego di capitali rivenienti da
associazioni di tipo mafioso (in particolare dalla camorra e dalla ‘ndrangheta)»: è quanto emerge
dalla relazione.
La relazione evidenzia che c’è in atto una sorta di «integrazione criminale» che si sta sempre più
diffondendo, con un «sostanziale mutamento nella struttura sociale radicata nel territorio».
La relazione annuale sulle attività del procuratore nazionale antimafia e della direzione nazionale
antimafia, in cui è inserita quella della corte d’appello di Perugia, è del gennaio scorso e riguarda il
periodo primo luglio 2012-30 giugno 3013.
Prostituzione e clandestini, la Direzione nazionale antimafia: «Umbria crocevia europeo»
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