Gli schiavi del pomodoro fanno causa all’industria di pelati: “Non ci ha pagato”

LA REPUBBLICA

Cinquanta lavoratori stranieri hanno denunciato attraverso la Cisl: “Lo scorso anno i caporali sono spariti senza pagarci”. Il sindacato: “L’azienda ha il dovere di retribuire questi braccianti assoldati illegalmente”

Cinquanta lavoratori africani hanno deciso di ribellarsi e denunciare alla Fai Cisl di Foggia, lo sfruttamento subito, la scorsa estate, nelle campagne da parte dei ‘caporalì stranieri e del datore di lavoro foggiano e l’organizzazione sindacale ha avviato le vertenze di lavoro.

La scorsa estate erano in 287 a lavorare nei campi di pomodoro di una grossa azienda agricola locale, tra Foggia e l’Alto Tavoliere. “Terminato il periodo della raccolta, spariti nel nulla i due caporali che li avevano illegalmente reclutati, i lavoratori – rende noto la Fai Cisl – hanno denunciato ai carabinieri di San Severo di non aver ricevuto alcun corrispettivo per tutto il lavoro svolto nei mesi di agosto e settembre 2012”.

Di fronte al rifiuto di pagare da parte dell’impresa, in questi giorni i braccianti di origine africana si sono rivolti, tramite l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Manfredonia e l’Anolf (Associazione nazionale oltre le frontiere) provinciale, alla Fai Cisl di Foggia che ha avviato 50 vertenze di lavoro, tutte già sottoscritte dai migranti, sviluppando i relativi conteggi tariffari, per chiedere all’azienda il pagamento delle spettanze.

“Il datore di lavoro non deve mai rivolgersi ai caporali in quanto l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro sono reato penale, inoltre egli è sempre responsabile di cosa accade nella sua azienda. Di conseguenza, è tenuto ora – affermano il segretario generale della Fai Cisl di Foggia, Franco Bambacigno, ed Emilio Di Conza, segretario generale territoriale della Cisl – a corrispondere direttamente a questi lavoratori il dovuto per il duro lavoro prestato nei campi”. “Attraverso questa vicenda bisogna dare un chiaro esempio ed un messaggio di speranza a tutti gli altri lavoratori sfruttati ed umiliati”, rilevano Padre Arcangelo Maira dell’Ufficio Migrantes e Diego de Mita, presidente dell’Anolf.

 

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