Il Tempo
Dopo il caso scoperto da Le Iene, La Mobile ha arrestato un uomo per un giro di prostituzione
GIULIANOVA I massaggi erano solo parte di un “pacchetto”. Perché in realtà in quei locali le donne, tutte cinesi, offrivano il loro corpo a decine e decine di italiani che frequentavano il centro in maniera abituale. Un vero e proprio giro di prostituzione quello scoperto dagli uomini della squadra mobile di Teramo, coordinati dal vicequestore Gennaro Capasso, che ieri mattina, su ordinanza di custodia cautelare in carcere, hanno arrestato Wu Lifeng, cinese di 49 anni residente Giulianova ed accusato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, e messo i sigilli al centro massaggi da lui gestito. A chiederne l’arresto il pm Stefano Giovagnoni, titolare del fascicolo, che nella stessa inchiesta ha indagato altre cinque persone tra cui lo stesso commercialista di Alba Adriatica già coinvolto in un’inchiesta su un traffico di cinesi e smascherato dalle telecamere della trasmissione Le Iene. Commercialista che sarebbe indagato anche per il reato di favoreggiamento alla permanenza illegale delle cittadine cinesi, alle quali avrebbe fornito delle false buste paga con l’obiettivo di fargli ottenere il permesso di soggiorno.
L’indagine, particolarmente complessa, era partita diversi mesi fa dopo alcune segnalazioni arrivate sul tavolo della polizia. Voci, indiscrezioni, che ben presto sono diventate indizi concreti. Anche perché, nonostante l’insegna indicasse un centro massaggi, quelle prestazioni “extra” offerte dalle giovani cinesi venivano sistematicamente pubblicizzate su giornali specializzati e persino su internet. Tanto che dopo una lunga serie di accertamenti tecnici, pedinamenti, appostamenti, gli uomini della squadra mobile hanno rimesso sul tavolo della Procura un voluminoso rapporto. Che inchiodava non solo il titolare dell’esercizio, per il quale è scattato l’arresto, ma anche altre cinque persone: quattro cinesi, tra cui due donne, e il commercialista di Alba. Intorno al professionista, dunque, una nuova bufera giudiziaria dopo quella che lo vede indagato insieme a dei cittadini cinesi in una vicenda di permessi facili e sfruttamento sistematico di manodopera orientale, e sulla quale ad alzare il velo erano stati proprio gli inviati de «Le Iene». Che dopo aver ricevuto ai primi di luglio dello scorso anno un’accurata segnalazione da parte di un imprenditore avevano incontrato, con tanto di telecamere, sia i “manovratori” che il commercialista, che non sapendo di essere ripresi avevano spiegato con dovizia di particolari tutti i particolari dell’impresa criminale. Un servizio che aveva fatto emergere un vero e proprio traffico di cittadini cinesi, con l’organizzazione pronta a proporre diversi affari: dalle finte assunzioni di cinesi, dietro il pagamento all’imprenditore italiano compiacente di un lauto compenso; al “prestito” ai diretti interessati di manodopera a basso costo e senza contributi, fino ad arrivare alla proposta più interessante, quella di far aprire all’imprenditore un’azienda intestata ad un prestanome cinese, così da evadere tasse e contributi. Il tutto grazie al commercialista di Alba che assicurava: «due o tre anni ce li hai sicuri prima che il fisco scopra l’inghippo». Eppure la polizia, almeno nel caso del centro massaggi, non avrebbe perso molto tempo prima di individuare il professionista come uno dei componenti del sodalizio criminale dietro il quale si nascondeva il fiorente giro di prostituzione.
Alessia Marconi