Corriere della città

 

La Questura di Latina prosegue nell’ attività di contrasto allo sfruttamento dei lavoratori agricoli attraverso la lotta al caporalato ed allo sfruttamento del lavoro in agricoltura.

Nella giornata di ieri, venerdì 10 Agosto,  gli Agenti del Commissariato di Terracina, hanno tratto in arresto in flagranza di reato l’imprenditore agricolo CIMAROLI Massimiliano, terracinese 41enne titolare di una Ditta individuale, per i reati di sfruttamento del lavoro avendo impiegato manodopera in condizioni degradanti e in stato di bisogno. Nell’ambito della stessa operazione di polizia sono state denunciate in stato di libertà due persone, S.S. di anni 28 e S.T. di anni 58, entrambi di origini indiane, per avere agito in concorso con l’imprenditore agricolo svolgendo incarichi di sorveglianza e controllo delle persone sfruttate.

Dopo giorni di appostamenti, durante i quali gli Agenti della Squadra Anticrimine avevano documentato le attività lavorative all’interno dell’Azienda, nella giornata di ieri, è stata circondata l’area ed ha avuto luogo il blitz.

Alcuni Agenti, con indosso indumenti da bracciante agricolo, hanno proceduto a piedi all’interno dell’appezzamento di terra sino a giungere ad una distanza minima che ha consentito di scorgere i veri braccianti agricoli privi di qualsiasi dispositivo di sicurezza, anche minimo, tant’è che alcuni di essi erano completamente scalzi e doloranti sulla terra cocente.

I braccianti agricoli, tutti stranieri e di origine indiana, sono risultati per la maggior parte clandestini sul territorio nazionale.

Sul posto era presente anche l’imprenditore, che risiede all’interno di una lussuosa villa sede dell’Azienda stessa.

Sono stati  inoltre individuati altri due soggetti che si trovavano nell’area interessata dal raccolto. Gli stessi, come appurato dalle indagini, svolgevano funzioni di controllo e sorveglianza dei braccianti sfruttati.

La copiosa documentazione acquisita e le risultanze delle indagini evidenziavano che i braccianti agricoli erano sottoposti alla reiterata violazione dell’orario di lavoro, dei riposi, delle ferie e dei congedi per malattia. Gli stessi percepivano una retribuzione non conforme che nella migliore delle ipotesi è risultata più che dimezzata. L’unico dei braccianti, dotato di un contratto di lavoro, percepiva  in busta paga meno di un terzo di quanto effettivamente avesse lavorato.

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