di Weena Kowitwanij
Nel Paese cresce lo sfruttamento di lavoratori, minori e la tratta di vite umane; fra i più colpiti, la minoranza musulmana in fuga da violenze e abusi in Myanmar. Attorno alle rotte della disperazione, che attraverso la Thailandia puntano alla Malaysia, si è formato un commercio da milioni di dollari. Necessario restituire valore, dignità e diritti ai Rohingya.
Bangkok (AsiaNews) – Pescatori sfruttati, costretti a turni di lavoro massacranti in mezzo ai pericoli e privi di qualsiasi tutela legale; minori, spesso poco più che bambini, provenienti dal Laos o dalle zone interne del Paese, obbligati a prostituirsi o a mendicare denaro per le vie della capitale e dei centri turistici più frequentati; e ancora, membri delle tribù montane del nord, una minoranza, anch’essi sfruttati per accattonaggio o costretti a emigrare per guadagnare il denaro col quale arricchire i propri aguzzini; infine i Rohingya, minoranza musulmana del vicino Myanmar cui il governo di Naypyidaw non concede lo status di cittadini, una delle etnie al mondo più sfruttate e vittime della tratta di esseri umani.
Sono molti gli elementi critici in tema di diritti umani e rispetto della persona, che hanno fatto scattare il campanello d’allarme in Thailandia; nell’ultimo anno è cresciuto il fenomeno della tratta degli esseri umani e il Paese è retrocesso al livello più basso – con un giudizio complessivo ritenuto “insoddisfacente” – nella lotta al traffico di singoli individui e gruppi. …leggi