Le vittime pagavano anche 13 mila euro per farsi portare in Italia, qui lavoravano 12 ore per 15 euro al giorno
BOLOGNA – Una paga di 15 euro per 12 ore lavoro, a volte tutte in nero, più spesso fatte tramite un’ assunzione fasulla, per cui quei pochi euro risultavano il salario di un impiego part-time in regola. Ma il malcapitato, di solito garzone per pizzerie da asporto, faticava tutto il giorno. A scoprire il giro di sfruttamento è stata un’indagine della Squadra Mobile di Bologna, in collaborazione con la Guardia di Finanza e la polizia Municipale e sotto la direzione della Dda (Pm Enrico Cieri) della Procura del capoluogo emiliano. Sette gli arrestati, sei pakistani e un marocchino. Indagati otto italiani, tra cui un commercialista.
L’OPERAZIONE – L’operazione, battezzata «International pizza travel», ha stroncato quella che viene definita una vera organizzazione criminale, in mano a un gruppo di pakistani, quasi tutti imparentati fra loro. La base era a Bologna ma c’erano ramificazioni a Modena, nel Foggiano, nel Salernitano, oltre al Pakistan dove erano reclutati i connazionali da sfruttare.
LO SFRUTTAMENTO – Questi ultimi avrebbero pagato cifre tra i 10 e 13 mila euro per farsi portare in Italia, di solito con un visto turistico. Poi venivano alloggiati in tre appartamenti (nelle vie Carracci, Ferrarese, del Lavoro), dove pagavano circa 150 euro al mese per una stanza, e fatti lavorare, in nero o con assunzioni fittizie, con la promessa di fare ottenere il permesso di soggiorno, che non sempre arrivava. Il lavoro era fare le pulizie o le consegne per le 12 pizzerie da asporto che l’organizzazione gestisce a Bologna, fra il centro e la periferia. Qualcuno veniva spedito a Modena, dove c’era una ditta di pulizie compiacente, gestita da un italiano, oppure in Puglia e in Campania, a fare i braccianti agricoli, sempre sottopagati, presso altri imprenditori compiacenti.