Blitz dei carabinieri in una azienda di Artogne, denunciata la titolare: gli operai, anche bresciani, erano tutti in nero, senza alcun contratto
Ad ogni postazione la sua Singer industriale. E poi lo «stendino», le spolette, il cestino di plastica trasparente per gli scampoli di scarto, il neon, un carrello per impilare centinaia di pantaloni bianchi appena «confezionati». Senza autorizzazione, però. All’occorrenza, una bottiglia di acqua naturale e di the freddo.
Sede legale a Prato, laboratorio operativo in Valcamonica, ad Artogne: a tirare le fila della fabbrica tessile abusiva una cinese di 52 anni. Ma sorpresa nella sorpresa, per lei, in quel capannone allestito tra le montagne, ci lavoravano anche sette operai bresciani.…leggi