LA REPUBBLICA

(m.chia.)

Una vera e propria “fabbrica del sesso”, l’ hanno definita gli investigatori, che aveva fatto del suo punto di forza il ricambio continuo di prostitute colombiane. Ai clienti veniva fornita sempre “merce nuova”, grazie alla circolazione delle ragazze sul territorio italiano. Almeno 50 donne diverse sono state portate a Bari dall’ organizzazione transnazionale, sgominata ieri dalla Squadra Mobile della Questura di Bari. Otto i fermi disposti dal pm Marcello Barbanente nei confronti di colombianie italiani (tra cui due uomini di Grumo), che avrebbero messo su una vera e propria attività imprenditoriale della quale erano partecipi le stesse donne. Due, finora, quelli ancora irrintracciabili. Una ventina di persone è indagata per induzione, favoreggiamento e sfruttamento tecnico della prostituzione. Secondo quanto documentato da settembre 2012, ogni giorno sulle statali 96e 231 venivano accompagnate 13 prostitute, con turni di sei ore, dalle 8 alle 14 e dalle 14 alle 20. Le donne, di età compresa fra i 20 e i 35 anni e tutte fornite di permesso di soggiorno per paesi Schengen, prestavano la loro opera all’ interno di roulotte e container, a poca distanza l’ una dall’ altra. E il guadagno, per ciascuna, era elevato: a volte anche duemila euro al giorno, dei quali ne versavano 500 all’ organizzazione che, in cambio, oltre al viaggio per arrivare in Italia, forniva vitto, alloggio, accompagnamento e protezione. All’ esterno delle casupole, infatti, c’ era sempre qualcuno che vigilava sulla sicurezza. Un’ accortezza resa necessaria dal tentativo della criminalità locale di entrare nel lucroso business e placata con il pagamento di una tangente. Nell’ indagine sono stati sequestrati 11 terreni, 11 roulotte e 2 container. In alcuni di questi e negli appartamenti dove alloggiavano, la polizia ha trovato altarini sui quali si facevano riti magici. ©

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