Attualità

La Repubblica

(s. str.)
MANTENIAMO alta l’ attenzione su tratta e prostituzione, sullo sfruttamento nei luoghi di lavoro – il
capolarato di Saluzzo e i bengalesi metalmeccanici sono gli esempi più recenti – il reclutamento di persone
disabili per portarli a fare accattonaggio. L’ appelloè di Mirta Da Pra Pocchiesa, responsabile dei servizi che
il Gruppo Abele ha in campo per tentare di arginare un fenomeno in continua crescita. Un lavoro di anni,
tanto più importante adesso che l’ Unione Europea critica l’ Italia sostenendo chei casi sono in aumento ma le
azioni di contrasto sono in diminuzione. «I nostri sono progetti sono in co-finanziamento: perdere una parte
significa perdere tutto. Parliamo di cifre come ventimila-trentamila euro. Sembrano pochi ma finiscono per
diventare vitali perché non avere le risorse degli enti locali non consente di accedere ai fondi statali», spiega.
Da anni Torino conosce il lavoro paziente dell’ unità di strada notturna. Due volte la settimana le operatrici
escono per contattare le ragazze che si prostituiscono, raccolgono storie. A volte è una vittoria, qualche volta
una sconfitta. Cristina Masino, responsabile della Comunità di fuga, racconta la storia di Gabriela, 26 anni,
romena: «Al suo Paese viveva in una discarica con la famiglia, il marito e quattro figli. Finisce nel giro della
prostituzione e quando viene liberata il suo primo pensiero è tornare dai suoi sfruttatori, gli unici a garantirle
un lavoro». Un giorno, però, la ragazza sparisce. Jessicaè nigerianae ha 19 anni. Le prospettano il miraggio
di un lavoro in Italia, ma scopre che la richiestaè prostituirsi per pagare un debito alla “madame”. «Riti vudù,
situazioni aberranti – spiega Eleonora Lucci del Numero Verde – quando tenta di ribellarsi viene violentata e
mandata in strada. Incinta, disperata. È entrata in un programma di protezione. Ora ha una nuova vita». Il
Gruppo Abele organizza anche l’ attività della comunità di fuga, che accoglie le donne in situazioni d’
emergenza, il numero verde regionale, lo sportello giuridico e di sostegno territoriale, che segue le persone
nella fase finale del loro reinserimento. Tutte insieme queste iniziative hanno dato vita ad un modello all’
avanguardia. Tre anni fa, racconta Mirta Da Pra, il Comune ha deciso di tagliare; la Regione lo aveva fatto in
passato con lo sportello giuridico. «Finora abbiamo retto, ma in questa situazione il rischio è di non farcela.
Lunedì in consiglio comunale è stato approvato un emendamento che dovrebbe portare fondi per la tratta.
Speriamo sia un segnale di cambiamento».

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