Sfruttamento sessuale e sul lavoro: sono soprattutto le donne e i minorenni non
accompagnati a pagare il prezzo più alto
LINDA LAURA SABBADINI
ROMA
Vi sembrerà strano, ma sempre più anche il nostro Paese ha lo schiavismo in casa. Ed è molto
difficile intercettarlo e al tempo stesso combatterlo. Si chiama «trafficking», è la tratta di esseri
umani, che riguarda circa 21 milioni di persone nel mondo, tra questi 8 milioni di minori e una
maggioranza di donne.
Sono le stime dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro).
L’Europa purtroppo non ne è immune, circa 800 mila persone sono sottoposte a forme di
sfruttamento di ogni genere, da quello sessuale a quello sempre più sviluppato, lavorativo. Lo
sfruttamento sessuale è un grave rischio che corrono donne e bambini che scappano dalla guerra,
dalle persecuzioni, dall’Isis e dalla fame. Pensiamo alle donne nigeriane. Partono dalla Nigeria con
il sogno di trovare un lavoro decente, finiscono per essere stuprate durante il viaggio, per essere
sfruttate sessualmente in Libia e infine in Italia. Le donne accumulano debiti impossibili da
ripagare, dopo essere state sottoposte a riti voodoo in patria. Affidate alle cosiddette maman in
Italia, diventano ostaggi, controllate in ogni spostamento. E se si ammalano di Aids tornano in
patria abbandonate dalle loro stesse famiglie, accolte solo dalle organizzazioni di volontariato. Una
tragedia infinita, dietro l’angolo delle nostre case.
Sulla strada
Quando vedete le nigeriane per la strada, magari siete portati a pensare che siano prostitute per
scelta. Non è così. E’ prostituzione coatta, su cui si arricchiscono gli sfruttatori, lo sanno bene le
associazioni che intervengono contro la tratta. Non possiamo far finta di non vedere. Ieri a Roma è
stato presentato alla Camera dei deputati, in un evento organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti, un
commovente libro sulla storia di una donna nigeriana uscita dall’inferno della tratta «Il coraggio
della libertà» (Paoline) che cerca di ricostruirsi il suo futuro, a sottolineare che uscire dalla tratta è
difficile ma è possibile. La tratta si affianca ai processi migratori, più aumentano i flussi di persone
che scappano dall’Isis, dalle violenze, guerre, carestie, più aumenta il rischio di sfruttamento
sessuale e lavorativo. Se si adottano politiche molto restrittive, aumentano le probabilità di
sfruttamento perché i migranti sono costretti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro, di
sfruttamento sessuale e non ce la fanno a ribellarsi. Leggi…
Dai barconi alla schiavitù vittime dei mercanti di uomini
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