UN SEQUESTRO a scopo di estorsione per chiedere alle famiglie un riscatto cautelativo di 150mila euro, 50mila euro ciascuna. C’ è un’ organizzazione criminale cinese dietro al rapimento delle tre donne tenute prigioniere per 24 ore in un appartamento di via Console Marcello e poi ricomparse in condizioni pietose in una farmacia di via Mac Mahon e su un tram. Un sequestro anomalo perché erano nude «e questo non fa parte del modus operandi – spiega un investigatore – a meno che non ci sia dietro il mondo della prostituzione». Erano legate e incappucciate, prigioniere di «due o tre loro connazionali» scomparsi dopo la fuga delle tre, martedì scorso. Clandestine e disoccupate, erano arrivate in quell’ appartamento attratte dalla promessa di un lavoro. Invece le hanno rapite, e ad alcuni familiari era subito arrivata la richiesta di 50mila euro. Un meccanismo della mafia cinese che supporta una ipotesi investigativa secondo la quale i sequestratori, provenienti dalla zona di Shangai, non hanno agito per motivi personali ma sotto la direttiva di un mandante: un uomo che, assicurando ai connazionali appoggio e una vita in Italia, considera le nuove arrivate una sua proprietà e le sfrutta per estorcere denaro alle famiglie, come dimostrano i casi di altre donne cinesi vittime di rapimenti in Germania e Francia. Le indagini della Mobile sono coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia