GIORGIO RUTA
Paghe da fame, caporalato, lavoro in nero. Nei campi siciliani regna lo sfruttamento. Dietro alle arance, ai pomodori, all’uva che arrivano sulle nostre tavole, spesso, si nascondono condizioni di semi schiavitù. Una guerra tra poveri per una manciata di euro. Sono almeno 25 mila i lavoratori irregolari impiegati nell’agricoltura dell’Isola, secondo una stima della Flai Cgil Sicilia. Dopo la morte di Paola Clemente in Puglia si accendono i riflettori sul cono d’ombra che copre uno dei settori più importanti dell’isola.
«Oggi si è svegliato il governo nazionale: c’è voluto un morto e il rischio è che sembri solo una triste ricerca di visibilità», dice il presidente della Commissione antimafia regionale, Nello Musumeci, che a ottobre ha aperto un’indagine sul caporalato, non escludendo l’interesse della mafia. In Italia sono 400 mila le “vittime” del caporalato e la Sicilia non è affatto immune dal fenomeno. «Negli ultimi anni abbiamo notato un aumento di caporali, soprattutto durante le grandi raccolte», osserva Salvatore Tripi della Flai Cgil. E così, all’alba nelle campagne siciliane, si vedono file di uomini in attesa di essere scelti dagli intermediari per andare a lavorare nei campi…leggi