La Stampa

Il programma di Oxfam ha coinvolto molte migliaia di donne: da schiave sottopagate e senza diritti, a lavoratrici a pieno titolo

Per cambiare il mondo si possono tentare tante strade: alcune richiedono grandissima pazienza, co-stanza, determinazione. E’ quello che sono riusciti a fare Julie, Fabio, Aziza e l’intero team di Oxfam che dalla sede centrale di Rabat ha messo in piedi il programma – finanziato tra l’altro dall’Unione Europea e dalla Spagna, e con la collaborazione di alcune organizzazioni non governati-ve marocchine – per conquistare in favore di migliaia di donne impegnate nella filiera produttiva del-le fragole di ricevere una retribuzione decorosa, di essere trattate come persone, di poter viaggiare su mezzi di trasporto accettabili, di potersi curare se ammalate, il diritto a percepire un giorno una pensione, gli assegni familiari per poter far vivere meglio i figli e la propria famiglia. Diritti elementari, che però possono cambiare in modo radicale la vita delle persone. Diritti che – nonostante il programma riceva il sostegno ufficiale del governo e dello Stato – non sempre gli imprenditori della filiera agroindustriale delle fragole sono disposti a concedere (anche se non mancano le eccezioni positive). Tanto meno a donne, per giunta povere che, in una società come quella marocchina, per troppi versi ancora molto arretrata sul piano culturale, contano troppo poco. ….leggi

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