Rintracciata in Belgio la 37enne nigeriana dovrà scontare undici anni e tre mesi di reclusione. Le indagini erano state condotte dalla squadra mobile di Piacenza. Faceva parte di un sodalizio criminale collocato tra Crema e Rottofreno dedito alla tratta di connazionali obbligate poi a prostituirsi
Riduzione e mantenimento in schiavitù, tratta di persone, sfruttamento della prostituzione e lesioni personali. Di queste accuse deve rispondere Judith Omoruyi, 37enne nigeriana condannata nel 2014 a undici anni e tre mesi e di fatto quindi latitante da quattro anni, bloccata in Belgio e destinataria di un mandato di arresto europeo. Lì la donna si era rifatta una vita. E’ stata rintracciata a Liegi con l’aiuto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno grazie a tecniche investigative di “Open Source Intelligence”, che hanno permesso di cristallizzare informazioni a lei collegabili mediante raccolta e consultazione di fonti riferite a terze altre persone, in buona parte social network. I dati così ottenuti, interfacciati con altre banche dati, hanno permesso di giungere alla localizzazione della latitante.
La cittadina nigeriana, faceva parte di un sodalizio criminale collocato tra Crema e Rottofreno dedito alla tratta di lucciole nigeriane.