Corriere della Sera

Valeria Costantini

L’uomo latitante dal 2010, già condannato all’ergastolo in Brasile, è stato catturato dalla Polizia di frontiera

 

ROMA – Arresto senza precedenti all’aeroporto di Fiumicino. È un ex alto ufficiale israeliano l’uomo fermato per traffico internazionale di organi umani. Il passeggero, latitante dal 2010, era ricercato dalla polizia di tutto il mondo perché colpito da un mandato di cattura internazionale emesso dallo stato brasiliano di Pernambuco, dove è stato già condannato all’ergastolo.

 

IN CARCERE – A bloccarlo e arrestarlo allo scalo del Leonardo da Vinci, sono stati giovedì 6 giugno gli agenti coordinati dal dirigente della V zona Antonio Del Greco e dal responsabile della polizia di frontiera, Rosario Testaiuti. Settantasette anni, Tauber Gedalya, questo il nome del trafficante bloccato al Leonardo Da Vinci di Fiumicino. L’ex ufficiale è stato scoperto al controllo passaporti dopo essere atterrato allo scalo romano da Boston con un volo Alitalia. Poiché il passaporto sembrava contraffatto e il passeggero appariva molto nervoso, l’agente della polizia di frontiera si è insospettito e si è rivolto ai superiori che hanno approfondito gli accertamenti. Dai controlli è emerso poi che sull’uomo pendeva un mandato di cattura internazionale emesso da un tribunale brasiliano: era condannato all’ergastolo per il reato di traffico di organi umani. Dal gennaio 2002, nello Stato del Pernambuco Gedalya, con la complicità con alcuni cittadini brasiliani, avrebbe organizzato l’asportazione di organi umani di almeno 19 cittadini della zona nord est del Brasile.

 

RENI E DOLLARI- Dopo aver sottoposto i donatori a esami medici, li faceva uscire dal Paese diretti in Sud Africa al fine di effettuare l’espianto ordinato da cittadini facoltosi. Per l’intervento – nella maggior parte dei casi si trattava di reni – ogni brasiliano riceveva tra 6 e 12mila dollari. «Si tratta del primo caso di arresto in Italia di una persona imputata di un reato così grave – ha detto il dirigente della V zona Antonio Del Greco, che ha sottolineato la professionalità degli agenti che hanno proceduto all’individuazione del ricercato – Comunque non risulta che il traffico di organi abbia interessato il nostro Paese, nè che vi siano italiani coinvolti».

UOMO DI GHIACCIO – Freddo, impassibile, il trafficante non ha proferito parola al momento dell’arresto. Non ha voluto nemmeno che fossero avvertiti i suoi familiari. La Polizia di Frontiera di Fiumicino sta al momento concentrando le indagini sui possibili interessi dell’uomo in Italia, scandagliando suoi eventuali movimenti passati nel nostro paese e approfondendo i motivi che lo avevano fatto atterrare a Roma. L’uomo puntava a sfruttare senza pietà l’indigenza dei tanti brasiliani, pronti a perdere un organo pur di far sopravvivere la propria famiglia, rischiando magari di affidarsi a chirurghi macellai. Una volta accertata l’identità sospetta del 77enne, la Polaria ha svolto ricerche in collaborazione con l’Interpol e quindi, negli uffici della polizia giudiziaria, il riconoscimento e l’arresto.

IL TRAFFICO DELLA CRISI – Gedalya è stato quindi trasferito nel carcere di Civitavecchia a disposizione dell’autorità giudiziaria che, dopo ulteriori accertamenti nazionali e internazionali, ne disporrà l’estradizione in Brasile. La compravendita clandestina di organi umani «sfrutta per lo più soggetti umani deboli, un venditore in difficoltà e un acquirente malato, con dei broker che fanno da tramite e medici che operano illegalmente. Per la legge italiana a compiere il reato è il broker, oltre ai medici, ma a livello internazionale si spinge per una compartecipazione del compratore. Ma se in Ue i Paesi hanno adottato una legislazione molto restrittiva, al di fuori le maglie talvolta sono più larghe, in particolare in Asia», ha spiegato Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt).

 

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